Un percorso di Teatro Pubblico Pugliese - Regione Puglia

Come lo stiamo facendo. Le voci dei 17 progetti pilota a valle del monitoraggio partecipativo.

Pubblicato il 24 Dicembre 2023

La vera arte della memoria è l’attenzione.
Samuel Johnson

Abbiamo sognato la sfida. Apriamo le porte per cedere la memoria, ricucendo legami tra generazioni. Con un archivio disarchiviato ci concentriamo sulle parole, finché le forze basteranno. E insieme stiamo camminando, per una percezione matura. Per mettere in campo l’eleganza della vita, disseppelliamo semi, perché ciò rimanga segnato: un ritrovo intorno al braciere, memorie e oggetti che ritornano in vita, materiale di Comunità, legati a un vissuto, dalla penombra all’attenzione.

Come stiamo facendo Memorie

  • Rendendo accessibili gli archivi, pubblici e privati, che sono luoghi della memoria, il fare e il pensare dell’essere umano, per costruire politiche culturali, 
  • gli archivi sanno raccontare diversi passaggi della storia del Novecento, anche se sono di modeste dimensioni,  
  • disarchiviando e attualizzando: recuperando le memorie presenti negli archivi,  i vissuti veri, le storie di vita e la cultura popolare, 
  • facendole vivere e rivivere, rimettendole  al centro e in discussione,
  • per farle diventare materiale di comunità, come incrocio di generazioni, 
  • disseppelliamo semi interrati dai depositi del tempo: carte d’archivio, artefatti,  manufatti, tecniche e ricordi, profondi e dolorosi, nei cuori delle persone,
  • custodiamo i semi, mettendoli a dimora, con la schedatura, il restauro e lo spolvero, perché prendano valore commovente,
  • disseminiamo i semi lungo itinerari digitali,
  • facciamo una ricerca storica partecipata, utilizzando diversi canali, con un’analisi di contesto, 
  • con una lettura critica e una ricerca storica sulle fonti, restituendo la natura del territorio, incrociando la ricerca bibliografica,
  • ci concentriamo sulle parole: legando la narrazione ai documenti di archivio, raccontiamo gli oggetti assieme alla vita delle persone, 
  • riattiviamo la memoria sul piano dell’arte: sviluppiamo realizzazioni vivendo e sperimentando i territori,
  • come in un ritrovo di famiglie, attorno al braciere
  • con una ricerca etnografica sul campo, per l’emersione di pezzi significativi del vissuto,
  • intercettando i depositari diretti
  • rimettendo in campo la parola vivente di madri, padri, nonne e nonni, compagne e compagni di viaggio, portatrici e portatori di conoscenza e di ricordi, per sentire dalle voci tutto il racconto,
  • registrando storie di vita che evocano una mappa di memoria, collegata ai paesi coinvolti, oltre i confini nazionali,
  • con il coinvolgimento di giovani e di giovanissimi, 
  • andiamo fisicamente nei luoghi, ricreando le storie,  
  • con un arsenale di apparizioni, con una pratica dell’oralità,
  • utilizzando una molteplicità di linguaggi, per la restituzione pubblica dei lavori: le arti del teatro, della cinematografia, della musica, del canto, dell’abbigliamento e della moda, e i linguaggi legati alle più recenti tecnologie,  
  • riportando all’attenzione chi la vita aveva confinato in penombra, riascoltando composizioni e opere,
  • lavoriamo con le scuole, per cedere loro le memorie, messaggi da far vivere ancora, 
  • facciamo formazione nel campo delle nuove tecnologie, in collaborazione con università e fablab,
  • conservando tutta la produzione del progetto all’interno dell’archivio, luogo da interrogare e da arricchire, per lo sviluppo della qualità della vita,
  • è la comunità che decide nel processo di consapevolezza e di responsabilità,
  • consegnare scrittura, narrazione, elaborazione: ricordare per cambiare, cambiare per sperare.

Come stiamo facendo Comunità

  • Lo facciamo a partire dalla custodia delle memorie visionarie, perché la comunità persista, 
  • con il chiaro intento di metterle in scena,
  • in un luogo in cui si respira il senso della loro condivisione, individuale, politico e sociale e nelle case delle persone, raccogliendo documenti e fotografie, intervistando; 
  • operare per la tutela e per la trasmissione del patrimonio delle memorie è appartenenza alla comunità, aperta al dialogo creativo tra le culture,
  • storie private, storie singole, archivi privati, diventano testimonianza per tutti,
  • perchè anche il territorio prossimo è coinvolto nell’appartenenza e nella responsabilità,
  • attraverso un ampio partenariato in rete, territorialmente articolato
    • con la graduale aggiunta di partner istituzionali e festival
    • con legami e connessioni ad altri luoghi della memoria
    • con gli altri operatori culturali
    • con le istituzioni scolastiche
    • con le università
    • con i Gruppi d’Azione Locale
    • con fotografi vicini e lontani, per una visione autoriale
  • chi collabora lo fa grazie alla forza di questo legato, di queste memorie,
  • con una particolare armonia tra di noi, che ci spinge all’interrogazione, con un fermento interno diverso,
  • raccogliendo dalla gente del territorio donazioni di oggetti della memoria, che sono riutilizzati, ritornando in vita,
  • trovando insieme percorsi di fruizione e di valorizzazione, per una visione solida delle memorie,
  • alla ricerca di un metodo per lavorare insieme, verso una comunità di patrimonio, di identificazione e di appartenenza,
  • con pratiche di scena in cerca di teoria, come assorbimento da parte degli spettatori,
  • ricucendo le nuove alle vecchie generazioni, attraverso un cordone che si era sfaldato, per generare fiori e frutti,
  • facendo orientamento al futuro con la raccolta di cose di famiglia che parlano: l’emozione è forte, per la scoperta meravigliosa di avere una storia, con interrogazioni costanti e continue,
  • creando un cerchio di comunità di racconto: la memoria messa in comune diventa narrazione e storia,
  • attraverso la visione partecipata, intrecciando le storie, si può produrre testimonianza e senso di comunità,
  • con testimoni speciali delle memorie, per riviverle e rimetterle in comunione con la comunità attuale, ripercorrendo una storia attraverso la memoria,
  • facendo proliferare iniziative, 
  • creando attorno comunità generative, con il potere dei segni: il pane e il lievito che fa fermentare la voglia di comunità,, per sentirne il gusto ogni volta che si pronuncia la nostra terra,
  • attivando attorno ai segni esperienze di condivisione e invenzioni di promozione del territorio, cammini ad anello;
  • coinvolgendo coloro che non sono mai entrati, come protagonisti attivi di un processo,
  • la memoria e la comunità fanno valore, per un comune patrimonio culturale, che funge da collegamento transgenerazionale e da vincolo di trasmissione collettiva. 

Come stiamo facendo Cambiamento

  • È un cambiamento di prospettiva, dell’attenzione delle comunità, una spinta all’azione e alla trasformazione, che è nell’eredità ricevuta, 
  • non è un percorso di nostalgia: serve a capire dove siamo arrivati e dove potremmo andare,
  • è un cambiamento della consapevolezza di essere protagonisti di un processo di patrimonializzazione,
  • è inserire all’interno della conservazione delle testimonianze il fattore esplosione, perché continuino ad essere figure sorprendenti e scolvolgenti, 
  • per mettere in campo l’eleganza della vita, fatta di scelte belle, per il bene di tutti,
  • per innovare nelle materie, nei rapporti e nella formazione che è spinta trasformativa per soggetti nuovi e fragili,
  • è già nella memoria il potere trasformativo, la potenzialità di germogliare, come quella dei semi,
  • stanno emergendo nuovi archivi, per un archivio diffuso, itinerario culturale e turistico, con il senso di consapevolezza di essere custodi di un tesoro,
  • con una diversa percezione competente delle memorie, strutturata e analitica,
  • andando incontro all’umanità, lavorando sulle parole, coltivando il luogo della memoria, per un pensiero che possa andare oltre, 
  • la storia e la memoria sono un bene comune pubblico, le utilizziamo come strumento di welfare: è il senso di una sfida orientata al futuro,
  • questo significa puntare l’attenzione sulla singolarità, sull’unicità di ogni storia di vita, fonte di accoglienza dell’altro, di inclusione, di abbattimento degli stereotipi, di una visione etnocentrica della cultura, 
  • ricordare fa stare bene e sprigiona coesione: i ricordi personali ricompongono la memoria collettiva e possono diventare un fattore di cambiamento,
  • sviluppiamo attività in fermento, con i co-worker, presto partner,
  • con la presenza di luoghi di aggregazione, per la produzione della cultura,
  • è un cambiamento di visione dello spazio, 
  • è un’attenzione diversa e maggiore verso le potenzialità del luogo, dove si va per fare delle cose,
  • costruiamo tutti i giorni la comunità  in un luogo sicuro e pubblico, un’area viva nel cuore degli spazi urbani caldi, aprendo le nostre porte, soprattutto ai giovani, per giocare, dialogare, stare e interagire, per la conoscenza di sé,
  • facciamo delle fabbriche un ricordificio, per scambiare ricordi, per tessere un legame con il territorio di ricostruzione delle storie, con oggetti tangibili, 
  • è un aumento della qualità del dialogo fra le diverse parti sociali, intorno e nello spazio, che ha un riverbero nella città,
  • con un processo di riappropriazione di una dimensione fisica: dei territori e delle storie familiari, delle radici e della storia globale, camminando negli stessi sentieri dove sono accadute le cose, ripercorrendo i percorsi della memoria,
  • con costanza: la fotografia dell’oggi diventa documento domani e memoria dopodomani.
  • con il monitoraggio partecipativo: a scala regionale ci mettiamo in discussione, ci confrontiamo, creiamo una rete dei luoghi della memoria, anche oltre i confini regionali.
  • Il cambiamento è mettere insieme più Comuni e insieme costruire un anello, perché il progetto non si chiuda e ci spinga a continuare a fare ancora insieme, con tutti gli attori del territorio.
  • Il cambiamento in fondo è questo: la memoria non solo come ricordo, ma come orizzonti che aprano al domani e che fermentino possibili vie di bellezza, di speranza e di vita felice.