1. Memoria attiva: fare Memoria
Come ideare progetti e percorsi di senso, capaci di innescare processi di memoria attiva con chiavi di lettura significative del presente?
Attraverso la Convenzione Faro
La Convenzione di Faro è una legge dello Stato del 1 ottobre 2020 che ratifica la convenzione quadro del Consiglio d’Europa sul valore del patrimonio culturale per la società. Ha come cardine quello di mettere al centro la persona, legando i valori umani al patrimonio culturale, che viene reso interdisciplinare e visto come una risorsa di sviluppo economico, non solo di progresso sociale. Si riconosce alla persona libertà di accesso, di poterlo fruire in qualsiasi modo. Soprattutto l’individuo entra in un percorso di ridefinizione del patrimonio culturale, che non è immobile, ma qualcosa che si ridefinisce grazie anche all’individuo. Il patrimonio culturale è qualcosa che si eredita dal passato, ma non è solo fatto di beni materiali e immateriali: comprende gli ambienti, i luoghi, le persone e l’interazione tra questi elementi. Sono così istituite le comunità patrimoniali, che attribuiscono un valore al patrimonio culturale materiale e immateriale, che è fatto anche di tradizioni, dei saperi orali che lo custodiscono, tramandandolo alle generazioni future, ai giovani e alle persone meno fortunate.
Il Partenariato Speciale Pubblico-Privato
È un altro strumento utile per questo percorso che state compiendo. Oltre ad avere degli obiettivi di sostenibilità economica, ha anche obiettivi sociali. L’articolo 134 dei Contratti Pubblici innova questo strumento giuridico e offre la possibilità di fare un affidamento di beni materiali e immateriali più snello, inserendolo in un percorso complesso di co-progettazione, di co-gestione e di pianificazione pluriennale.
L’intelligenza artificiale
Tra le varie tecnologie emergenti è l’elemento cardine più importante e preponderante, nelle sue varie declinazioni, da quella generativa a quella predittiva, al machine learning. Si possono creare relazioni tra archivi, dati, luoghi, persone, oggetti e creare un ecosistema dove il digitale e il fisico convivono in una realtà sempre più più estesa.
2. Comunità di patrimonio: fare Comunità
Come costruire comunità che riconoscono i luoghi della memoria come eredità culturale, riflesso ed espressione di valori, credenze, conoscenze e tradizioni, in continua evoluzione, capaci di curarli innestando innovazione sociale duratura nel tempo?
Partendo dal basso
La Convenzione di Faro, secondo me, è lo strumento guida che può condurre ogni tipo di progettazione al recupero e alla valorizzazione della memoria. Si identificano gli individui e le comunità patrimoniali che si prendono cura del patrimonio culturale e che partecipano alla sua protezione, alla sua conservazione, alla sua evoluzione nel tempo. È lo strumento principale. Bisognerebbe costruire dal basso: fare incontri pubblici, creare percorsi condivisi di coprogettazione, individuare insieme alle comunità il patrimonio da valorizzare, che è fatto sia di memoria orale, che di asset culturali tangibili. Partendo dal basso possono svilupparsi progetti sempre più estesi, con una valenza sociale ed economica.
Un percorso di responsabilità collettiva
Penso a Fontecchio, un paesino dell’Abruzzo che ha 350 abitanti, un borgo medievale in provincia dell’Aquila: è stato il primo comune ad adottare la convenzione di Faro. Insieme, il sindaco e tutta la comunità, hanno creato un percorso di responsabilità collettiva, cercando di individuare insieme i luoghi di conservazione del patrimonio culturale. Non si è puntato soltanto al turismo, ma si è pensato di rilanciare questo piccolo centro attraverso la valorizzazione della storia, della tradizione e della memoria orale. La comunità è stata chiamata anche a progettare un asilo nido. Sono stati considerati anche altri target: i giovani, i creativi, gli imprenditori innovativi, creando servizi.
3. Visioni di impatto: fare Cambiamento
Cosa suggeriresti alle organizzazioni per promuovere un orientamento alla progettazione delle attività, che ponga al centro il cambiamento che si desidera generare in relazione ai Luoghi della Memoria? Cosa dovremmo considerare in una valutazione di impatto?
Il Partenariato Speciale Pubblico-Privato
È uno strumento facile come bando di partecipazione e complesso nel percorso che mette in atto. Sono stati rilanciati luoghi e restituiti alla collettività. Partiamo da esempi storici brillanti, che hanno portato a risultati concreti, come il Teatro tascabile di Bergamo, la gestione di alcuni siti culturali, tra cui il Parco Archeologico dei Campi Flegrei, la Piscina Mirabilis, il Tempio di Serapide. Nell’articolo 134, che innova l’articolo 150 del precedente codice dei contratti, non si parla più solo di affidamento in partenariato speciale pubblico-privato di beni materiali, di palazzi, di luoghi storici, ma di affidamento di beni culturali. In questa più ampia definizione troviamo i beni culturali in senso lato, così come identificati dal Codice dei beni culturali e del paesaggio. Rientrano gli archivi, le biblioteche e le collezioni: si apre un mondo di possibilità, per integrare la gestione dei beni materiali, immateriali e, in prospettiva, degli archivi digitali.
Come misurare l’impatto: il progetto MESOC
È una ricerca sulla misurazione della dimensione sociale e della cultura, finanziata con i fondi Horizon, frutto della partecipazione di vari partner europei, pubblici e privati. Individua degli elementi di valutazione dell’impatto. Sono indicate sia politiche che buone pratiche. La cosa interessante è che questo documento indaga come le attività, i progetti, i programmi culturali hanno impatto su tre dimensioni: sul benessere delle persone, sulla partecipazione, sull’engagement, e sull’elemento territoriale della riqualificazione urbana. Invito a leggerlo perché si parla di casi pratici e di buone pratiche. Si può vedere come la gamification, l’arteterapia ha un’incidenza sul benessere della persona, come percorsi di co-gestione e di co-creazione portano a realizzare festival o progetti teatrali, come alcuni luoghi in disuso diventano campi di rigenerazione urbana. Sotto l’aspetto del benessere della persona e della salute si possono indagare impatti sull’aspetto cognitivo, sulla percezione, sulla motivazione, sullo stato di salute. Rispetto alla partecipazione e all’engagement, ci sono elementi che possono essere d’impatto sull’inclusione, sulla coesione sociale e sulla cittadinanza attiva. Riguardo alla riqualificazione urbana ci sono degli indicatori di interculturalità, di rinnovo urbano, di attrattività, anche dal punto di vista imprenditoriale, perché posti in disuso riqualificati attraverso la cultura generano anche altre forme imprenditoriali.
Giuseppe Cosenza. Lavora in Invitalia, l’Agenzia nazionale per lo sviluppo, nella divisione Beni Culturali e Turismo, nell’area Investimenti Pubblici. Per diversi anni si è occupato di valutazione e finanziamento di progetti di impresa culturali e creativi promossi da Cultura Crea, la misura agevolativa del Ministero della Cultura a sostegno delle imprese culturali e creative localizzate nel Sud Italia. È stato tutor in programmi di accelerazione e accompagnamento alle imprese e agli aspiranti imprenditori della filiera turistica e culturale. Scrive per Letture Lente di AgCult, per Arteconomy24 – Il Sole 24 Ore ed è Membro e Consigliere ICOM Lazio, dove si occupa del rapporto pubblico/privato nel settore culturale e del tema nell’innovazione nei musei. È membro del CdA del Parco Archeologico di Ostia Antica.