1. Memoria attiva: fare Memoria
Come ideare progetti e percorsi di senso, capaci di innescare processi di memoria attiva con chiavi di lettura significative del presente?
Generare nuovi contenuti
Produrre cultura contemporanea, che è la modalità di intervento dei luoghi della memoria, necessariamente ha un aspetto fisico e un aspetto digitale inscindibili. La condizione abilitante perché i processi di valorizzazione della memoria siano efficaci e solidi è quella di generare nuovi contenuti, prodotti e servizi, andando oltre la mera digitalizzazione di materiali e i documenti, prefigurando in fase di progettazione gli utilizzi e le diverse tipologie di utenti.
Verso vere e proprie alleanze strutturali
Con le dovute eccezioni, le organizzazioni e le istituzioni culturali hanno una debolezza strutturale in materia digitale: i luoghi della memoria mi pare quindi un’eccellente occasione per le organizzazioni e per le istituzioni di aprire le porte all’innovazione tecnologica. La via può essere avviare vere e proprie alleanze strutturali con startup, imprese e singoli professionisti del territorio, chiamandoli a sperimentare la creazione di prodotti e di servizi, anche con dei progetti di residenza digitale, che partono dal progetto specifico e che poi si possono allargare ad altre attività dell’organizzazione e dell’istituzione. Un approccio laboratoriale di questo tipo permette di incrementare le competenze interne dell’organizzazione e al contempo mette gli attori digitali in condizioni di sviluppare progetti pertinenti rispetto ai patrimoni. Un’ulteriore opportunità è quella di rafforzare il ruolo e la funzione degli spazi e delle istituzioni culturali come un luogo di apprendimento e un laboratorio di cittadinanza digitale, per sperimentare forme di narrazione e di partecipazione attiva degli utenti e più in generale dei cittadini.
Per una cura della produzione digitale
C’è un aspetto che molte esperienze ci consegnano, anche se sembrerebbe che si faccia poco tesoro delle lezioni derivanti dalle esperienze di trasformazione digitale di molte istituzioni culturali. Riguarda l’attenzione verso la tutela, la conservazione e la protezione dei contenuti digitali prodotti, dei costi di manutenzione, delle implicazioni gestionali, degli allestimenti e dei device. Nella fase di investimento non si prende in considerazione che, una volta realizzati i prodotti e i servizi, occorrono manutenzione e aggiornamenti che richiedono competenze e risorse, anche in ragione della rapida obsolescenza tecnologica sia per quanto riguarda i supporti digitali e che l’evoluzione degli strumenti e dei programmi.
2. Comunità di patrimonio: fare Comunità
Come costruire comunità che riconoscono i luoghi della memoria come eredità culturale, riflesso ed espressione di valori, credenze, conoscenze e tradizioni, in continua evoluzione, capaci di curarli innestando innovazione sociale duratura nel tempo?
Dare vita a dei patti territoriali
Fare comunità è la parte più vicina alla mia sensibilità. La condizione indispensabile per innestare progetti di innovazione sociale efficaci e duraturi è quella di dare vita a sorta di patti territoriali, per realizzare, sviluppare e gestire il progetto, coinvolgendo, in modo reale sostanziale e strutturato, gli stakeholder territoriali in tutte le fasi del progetto, a partire dalla progettazione, in modo da costruire dei rapporti di fiducia e di corresponsabilità. I portatori di interesse sono un concetto fondamentale in questi progetti. Bisogna condividere con loro, e dall’inizio, le finalità a lungo termine, gli obiettivi specifici, i risultati attesi, le metodologie e gli strumenti impiegati, perché non siano un corpo estraneo tecnico messo a disposizione e affidato ad alcuni specialisti. Occorre essere trasparenti rispetto alla provenienza e all’utilizzo delle risorse stanziate dall’ente pubblico e dei contributi di qualsiasi natura messi a disposizione dagli altri attori coinvolti.
Con tutti, per una ricostruzione condivisa
I portatori di interesse sono quelli che hanno un interesse diretto a realizzare il progetto, così come tutti coloro che hanno una qualche forma di influenza e di potere sulla realizzazione del progetto; forse i più importanti sono soprattutto quelli che non sono interessati o poco coinvolti, quelli che vivono in quei territori ignorando totalmente l’esistenza di quel patrimonio storico culturale e politico, o che non ne riconoscono la rilevanza oppure ancora che si sentono estranei a questa urgenza di valorizzazione contemporanea dei patrimoni, fino a arrivare a quelli che sono ideologicamente contrari e che potrebbero addirittura ostacolare la realizzazione. Tutti questi soggetti non direttamente interessati, che si sentono estranei, che pensano sia uno spreco di risorse, che ci siano altre priorità o che vivono dentro una ricostruzione dei fatti molto lontana da quella che viene proposta dalla memoria consolidata e prevalente, sono particolarmente importanti. Perché in tempi di forte conflitto ideologico e politico, un progetto di recupero e restituzione della memoria che persegue dichiaratamente l’obiettivo di rivolgersi a tutta la comunità , può essere il primo passo per una riconciliazione, per una memoria condivisa che magari, con la complicità della distanza temporale, aiuta a superare conflitti ancora oggi molto attivi.
3. Visioni di impatto: fare Cambiamento
Cosa suggeriresti alle organizzazioni per promuovere un orientamento alla progettazione delle attività, che ponga al centro il cambiamento che si desidera generare in relazione ai Luoghi della Memoria? Cosa dovremmo considerare in una valutazione di impatto?
Cosa e come valutare
Fare cambiamento è direttamente correlato al costruire comunità. Se vogliamo progettare un cambiamento dobbiamo pensare dall’inizio alla valutazione che è un processo ex-ante e in itinere: non arriva solo alla fine. Bisogna chiarirsi in fase di progettazione cosa e come valutare, altrimenti lo faranno altri sulla base di loro criteri, magari poco appropriati rispetto alla natura del progetto
Tra i suggerimenti, mi concentrerei meno sul miglioramento del linguaggio, che riguarda l’incremento di conoscenze, la parte interna del progetto. Provo a dire qualcosa su quali potrebbero essere dei criteri di valutazione rispetto allo sviluppo delle relazioni dell’organizzazione.
Come valutare i partenariati territoriali
Come si potrà comprendere alla fine del progetto se questi partenariati territoriali hanno funzionato, non solo se sono stati attivati e con quali esiti ma quali eredità hanno generato?
Come primo criterio proporrei la rappresentatività delle comunità territoriali coinvolte: gli enti locali, la società civile, gli enti di terzo settore e le imprese. Quantosono rappresentativi nei rispettivi ambiti i soggetti coinvolti ? O sono semplicemente relazioni che ci si porta dietro storicamente o da qualche altro progetto?
Un secondo criterio di valutazione dei partenariati è l’intensità della collaborazione e del coinvolgimento. La qualità e la profondità del coinvolgimento è solo formale o è una partecipazione attiva? Possiamo misurare l’intensità in base all’utilizzo da parte dei partner della documentazione e dei servizi originati dal progetto, ma anche attraverso le iniziative collaterali, che sono una buon indicatore di quanto ogni soggetto si è sentito coinvolto. Ha sviluppato iniziative insieme a noi o addirittura per conto suo? È una testimonianza del suo essere entrato nello spirito del progetto.
Altro aspetto di valutazione dei partenariati è l’assunzione di responsabilità: come è stata tradotta? Lavoro, conferimento di materiali e attrezzature, messa a disposizione di servizi, cofinanziamento? Attraverso quali modalità di formalizzazione?
Un altro elemento da osservare rispetto al coinvolgimento è l’eredità dell’esperienza: che prospettiva di continuità c’è?
Apprezzare la presenza del sistema scolastico
Un altro aspetto che aiuta a capire se il progetto si è radicato nei territori riguarda il sistema scolastico, che è una parte dei partenariati particolarmente importante, ovviamente per il coinvolgimento dei ragazzi e dei giovani.
Ci sono singole esperienze ottime, una buona pratica eccellente e attorno il deserto? O c’è un più diffuso coinvolgimento del sistema scolastico a diversi livelli? È opportuno anche in questo ambito non solo avvalersi dei legami esistenti ma fare una mappatura preventiva, con uno sguardo attento alle aree meno abitualmente coinvolte nella fruizione culturale e a quelle in cui i sistemi scolastici sono più deboli.
Quale eredità nel sistema scolastico
Un criterio per valutare il coinvolgimento del sistema scolastico è relativo alla tipologia e alla qualità delle esperienze: fuochi fatui o a laboratori proseguiti nel corso del tempo? Si sono generato altre attività fatte proprie all’interno degli Istituti scolastici? Anche qui sono significative l’eredità dell’esperienza e la prospettiva di continuità.Cosa lascia in eredità dentro il sistema scolastico?
Valutare la trasformazione digitale dell’organizzazione proponente
Se il progetto può essere l’occasione per fare dei passi in avanti verso la trasformazione digitale dell’organizzazione o dell’istituzione proponente, si possono individuare quattro possibili criteri di valutazione..
il primo è l’incremento delle competenze interne. Il progetto ha aiutato a
sviluppare nuove competenze? Ne ha create al suo interno? È stata l’occasione per avviare un rapporto permanente di collaborazione con soggetti esterni, che possono lavorare anche ad altri progetti, accelerando e dando gambe alla trasformazione digitale?
Un secondo criterio è lo sviluppo delle dotazioni. Questo progetto ha permesso di incrementare la dotazione di attrezzature e strutture dell’organizzazione?
Il terzo è connesso ai due precedenti: è il livello di autonomia. Questo progetto ha permesso di rendere le organizzazioni in una certa misura autonome nel percorso di trasformazione digitale e non dipendenti in tutto e per tutto dall’esterno?
L’ultimo elemento è la capacità di manutenzione e di sviluppare ulteriori progetti.
Il progetto ha rappresentato l’avvio di un rapporto con professionisti e imprese digitali, dando vita a forme di collaborazione permanenti, che riverberino gli effetti al di là della realizzazione del progetto?
L’elemento sotteso a tutti questi criteri è ancora una volta che eredità lascia il progetto, che cosa semina rispetto al futuro.
Ugo Bacchella. Fondatore nel 2006 e curatore di Artlab, la piattaforma sviluppata da Fondazione Fitzcarraldo per l’innovazione delle politiche e delle pratiche culturali. Promotore e partner dell’EIT Cultura e Creatività di cui è Chair dell’Investment Network.
La mia priorità è stata ed è costruire progettualità e connessioni tra i settori culturali e creativi e il settore pubblico, le imprese, la filantropia, gli investitori e la società civile, per dispiegare il potenziale delle imprese e dei settori culturali e creativi per lo sviluppo umano, sociale ed economico.