Un laboratorio online di approfondimento con Luigi Catalani, Direttore della Biblioteca Nazionale di Potenza. Gli archivi per la crescita individuale e collettiva, a sostegno dell’industria culturale, della cittadinanza digitale, dell’educazione ai nuovi media. Come promuovere una conoscenza aperta. L’utilizzo dei materiali d’archivio per rafforzare i luoghi della memoria: limiti e licenze d’uso.
Consigli, temi e vincoli per l’attuazione della L.R. 10/2020 – comma 2: “La Regione favorisce, in conformità con la vigente legislazione nazionale, la tutela, la valorizzazione, e la fruibilità pubblica degli archivi storici e dei centri di documentazione, pubblici e privati, che conservano e gestiscono sul territorio regionale il patrimonio documentale e archivistico relativo all’età contemporanea, con particolare riferimento alla storia del Novecento.”
Io nasco bibliotecario
Mi sono innamorato di questo modus operandi ispirato alle licenze libere e alla modalità di produzione collaborativa dei contenuti, perché è coerente con la mission dei bibliotecari, degli archivisti, degli operatori museali e di tutti quelli che operano nell’ambito della cultura, con una sensibilità particolare che li porta a impegnarsi per la propria comunità e con la propria comunità, oltre la cerchia degli addetti ai lavori. Per tutelare e valorizzare il paesaggio, il patrimonio, le carte, le risorse digitali.
La digitalizzazione è il presupposto di ogni forma di valorizzazione
È bene lavorare con le licenze libere che consentono tecnicamente il riuso dei contenuti, anche a fini commerciali, perché è questa clausola a distinguere la vera e propria licenza libera rispetto ad altre, che libere fino in fondo non lo sono. È uno dei modi con cui le grandi istituzioni museali culturali bibliotecarie in Italia e nel mondo hanno iniziato a diffondere a divulgare la conoscenza di uno straordinario patrimonio che conserviamo non solo negli istituti statali
Un caso eclatante è quello del Museo Egizio: un museo privato che gestisce però una collezione che è parte integrante del patrimonio pubblico. Da qualche anno ha intrapreso questa strada del rilascio di contenuti di straordinaria qualità: riproduzioni digitali di opere magnifiche con licenza Creative Commons: la medesima con cui sono pubblicati i contenuti sulle piattaforme Wikimedia, a partire dalle voci enciclopediche. È il grimaldello attraverso il quale si può davvero favorire e creare le condizioni per una sempre più ampia circolazione della conoscenza.
È un processo culturale e ci sono delle resistenze
È importante sensibilizzare i decisori politici circa l’opportunità di andare in questa direzione e di non ragionare nel timore del presunto danno erariale: più casi hanno dimostrato che il rilascio gratuito e libero di risorse culturali ad alta definizione incentiva la visita presso queste istituzioni museali. Da un punto di vista finanziario è sempre un guadagno ed è il principio che conta: il principio della comunità wikipediana e wikimediana.
La conoscenza va condivisa e va distribuita
Il meccanismo per farlo è quello di pubblicare contenuti non con il classico copyright, che impedisce ogni forma di riutilizzo, tanto meno per fini commerciali, ma con una delle licenze Creative Commons, tra cui è possibile scegliere, con le clausole più adatte alle nostre esigenze.
Gli istituti più piccoli, i musei degli enti locali, quelli privati, che nel loro insieme custodiscono una parte molto significativa del patrimonio archivistico, dovrebbero andare in questa direzione, sfruttando quelle opportunità a costo zero che il mondo Wikimedia e il meccanismo delle licenze delle licenze Creative Commons mettono a disposizione di chiunque voglia favorire la diffusione di questi contenuti.
Per ogni tipologia di contenuto c’è una piattaforma Wiki ad hoc
L’ICAR, l’Istituto Centrale degli Archivi , che ha sede con sede a Roma con la distribuzione più importante dal punto di vista archivistico a livello statale, già da diversi anni collabora fattivamente con Wikimedia Italia, l’associazione di promozione sociale che promuove nel nostro Paese l’utilizzo di queste piattaforme e di queste licenze presso istituzioni culturali ed educative.
I risultati sono significativi. Migliaia e migliaia di contenuti: riproduzioni digitali di manufatti, carte d’archivio, voci enciclopediche, contenuti multimediali. Il bello è che queste piattaforme non sono monadi, ma parte di un’unica galassia, che condivide la stessa logica, gli stessi principi, le stesse licenze. L’invito è quello di lavorare insieme, per estendere progressivamente una comunità che sviluppa progetti collaborativi di conoscenza.
C’è sempre un rapporto osmotico tra l’istituto culturale, il territorio, la comunità
In alcuni casi troverete la disponibilità di cultori di storia locale, che con il vostro coordinamento saranno disposti a condividere il proprio sapere, per alimentare la qualità e la quantità dell’informazione presente su Wikipedia, attraverso quell’archivio che gestite e coordinate sul vostro territorio di riferimento.
In altri casi un circolo fotografico vorrà condividere una serie di scatti, che sono saranno preziosi per documentare in un’altra modalità, non testuale e iconografica.
Per non parlare del mondo dell’Istruzione, l’altro grande versante su cui Wikimedia Italia lavora, sul fronte universitario e su quello della scuola: è sempre molto bello e ha sempre un grande impatto coinvolgere gli studenti in queste operazioni che sviluppano competenze.
Come possiamo fidarci dei contenuti di Wikipedia
Possiamo innestare un discorso più ampio sull’attendibilità dell’informazione, sul riconoscimento dell’autorevolezza delle informazioni, sulla capacità di riconoscere le fonti, che sono fondamentali per scrivere voci di Wikipedia ben fatte.
Su Wikipedia chiunque può scrivere, anche in modalità anonima. Il motivo per cui molto spesso vi troviamo contenuti soddisfacenti è che moltissimi volontari contribuiscono al miglioramento delle voci, rispettando alcuni principi guida: i cosiddetti cinque pilastri. Il principale obbliga a individuare, a indicare e a segnalare in calce alla voce enciclopedica le fonti esterne a Wikipedia che sono state consultate per produrre il contenuto.
Il discorso dell’attendibilità di Wikipedia in realtà si può estendere al web in generale rispetto alle fake news, alle bufale, ai fattoidi. Su Wikipedia, in particolare la figura stessa dell’autore sfuma fin quasi a scomparire, perché le voci non possono essere firmate e la stessa consultazione della cronologia, che accompagna ciascuna voce, poco ci dice circa l’identità e il curriculum delle persone che nel corso degli anni hanno migliorato quella voce.
Scrivere per dare vita a una voce di Wikipedia è una questione formativa, per cui l’invito è quello di costruire percorsi didattici, anche snelli, come quelli di alternanza scuola-lavoro realizzati un po’ in Italia, sfruttando proprio Wikimedia come un testa d’ariete per sensibilizzare i ragazzi e i docenti su temi attorno ai quali c’è un grande bisogno di conoscenza, di chiarezza e di consapevolezza, per districarsi nell’oceano delle informazioni.
Puntiamo a coinvolgere la comunità a più livelli
Wikipedia, e più in generale il mondo Wikimedia, si presta benissimo ad essere un laboratorio reale ancorché digitale, dove sperimentare queste competenze applicandole direttamente, perché il prodotto finale è sempre un qualcosa di tangibile. Che sia una collezione di fotografie dell’archivio che vengono caricate, metadatate e categorizzate in modo attento e coerente, che siano nuove voci di Wikipedia che descrivono le peculiarità della collezione archivistica o bibliografica, che sia diciamo il profilo di un personaggio particolarmente significativo per la storia dell’archivio o del territorio di cui l’archivio racconta la storia, in ogni caso alla fine deve esserci un prodotto finale. L’importante è impostare un progetto pesando bene le forze di cui disponiamo, puntando a coinvolgere la comunità a più livelli, sulla base di quelle che sono le disponibilità e le competenze delle persone che hanno voglia di impegnarsi, in pieno spirito Wiki a lavorare in maniera condivisa e collaborativa, per la valorizzazione di un archivio, di una biblioteca o di una collezione museale.
Le autorizzazioni necessarie per pubblicare documenti d’archivio
Ecco, questa è una delle questioni più importanti.
Per quanto riguarda la documentazione d’archivio non possiamo considerarla come un tutt’uno. Dobbiamo distinguere in base alla natura delle carte d’archivio e in base alla data. In molti archivi sono custodite informazioni recenti. Evidentemente non possono essere pubblicate, né possono essere ammesse alla consultazione indiscriminata di tutti, perché magari potrebbero contenere dei dati che hanno una rilevanza dal punto di vista della privacy. In altri casi questo tema non si porrà, come accade per un archivio storico chiuso che racconta una parte della storia del nostro territorio ben circoscritta.
Il nostro compito deve essere quello di individuare l’ente o la persona fisica che ha la giurisdizione su quella archivio e che può rilasciare un’autorizzazione, sia per la consultazione, per la digitalizzazione, per la pubblicazione delle riproduzioni digitali con una licenza Creative Commons.
La prima cosa da fare è sempre quella di individuare da un punto di vista giuridico il soggetto deputato a decidere, dopodiché si tratterà di evidenziargli le opportunità che il mondo delle licenze libere mette a disposizione.
Se si tratta di materiale tecnicamente nel pubblico dominio, nulla osta alla pubblicazione su una piattaforma wiki o messa in piedi dallo stesso archivio. L’importante, in un caso e nell’altro, è che sia chiara in ogni singola pagina l’indicazione della licenza Creative Commons.
Condividi allo stesso modo
Nel momento in cui carichiamo questi contenuti sulle piattaforme Wikimedia, la licenza CC BY-SA 4.0 esprime il vincolo che deve rispettare il riutilizzatore di quel contenuto: l’indicazione della paternità dell’opera. È d’altra parte un dovere morale, prima ancora che giuridico, indicare laddove siamo nelle condizioni di farlo, il creatore l’autore o l’autrice dell’opera, con l’obbligo di condividere allo stesso modo. Posso riutilizzare quel contenuto, ripubblicarlo altrove su carta o sul web. L’importante è che continui ad essere sempre presente la stringa della licenza, in modo tale da non interrompere questo circuito virtuoso della conoscenza, ispirato da questa domanda di condivisione.
Un’utilissima serie di FAQ
È una vera e propria guida stilata da quattro tra i più importanti esperti del settore rispetto all’applicazione delle licenze libere nel mondo dei beni culturali: diritto d’autore, copyright e licenze aperte per la cultura nel web.
FAQ DIRITTO D’AUTORE, COPYRIGHT E LICENZE APERTE PER LA CULTURA NEL WEB – Digital Cultural Heritage ICOM ITALIA – CC BY-SA 2020
Il documento è stato stilato nel 2021 in piena in piena pandemia, sulla base della Legge Europea sul Diritto d’autore, con una ricognizione delle domande più frequenti e riguardanti istituzioni culturali, musei, archivi e biblioteche. L’indice è strutturato in base alle tipologie di contenuto.
Se da un lato si fanno dei passi avanti verso il paradigma dell’Open Access, regola del mondo accademico, dall’altro il legislatore continua a tentennare. Ci sono ancora dei freni che non consentono di andare verso la cosiddetta libertà di panorama: la possibilità di fotografare indiscriminatamente qualsiasi monumento.
Favorire in maniera forte e decisa questo tipo di licenze d’uso è una battaglia di sensibilizzazione culturale: è importante coinvolgere i nostri colleghi nei nostri contesti lavorativi e professionali, circa i vantaggi reali che l’adozione di questo tipo di licenze può, avere ai fini della diffusione della conoscenza del patrimonio culturale.
Wiki Loves Monuments
Un’altra dimostrazione pratica di questo tipo di lotta per la libertà della cultura è data dal concorso fotografico Wiki Loves Monuments: il più grande concorso fotografico del mondo, che Wikipedia Italia promuove nel nostro Paese da più di 10 anni e che si svolge ogni anno dal primo al 30 settembre. L’obiettivo è favorire la conoscenza del patrimonio monumentale in senso lato. Questo avviene in Italia compatibilmente con la nostra legislazione. Attraverso la raccolta di autorizzazioni da parte dei soggetti che detengono la giurisdizione sui monumenti – le Diocesi nel caso delle chiese, dei santuari, dei monasteri, di tutto il patrimonio ecclesiastico, le sovrintendenze, i musei statali, i soggetti privati e gli enti locali, chiunque può fotografare i beni e alimentare costantemente la diffusione della conoscenza. L’elenco dei monumenti liberati da coloro che hanno il potere di farlo – sindaci, sovrintendenti, vescovi, parroci – viene aggiornato quasi in tempo reale. Potete verificare se il vostro Comune ha già aderito a Wiki Loves Monuments. Se non ha ancora aderito, è il momento giusto per segnalare la possibilità di farlo, perché si tratta di un’opportunità a costo zero per la valorizzazione del patrimonio monumentale.
Il Progetto GLAM
I questa pagina potete farvi un’idea concreta di quelli che sono i progetti più significativi che istituzioni museali archivistiche e bibliotecarie italiane hanno condotto in questi anni sulla base di questi principi.
La pagina dedicata agli archivi evidenzia le peculiarità dell’innesto delle tecnologie e delle metodologie Wiki su questo mondo e l’impatto che questa operazione culturale può avere in termini di diffusione della conoscenza.
Gli archivi non sono tutti uguali e oggi abbiamo esperienze molto diversificate, ma al di là della tipologia e delle specificità di ogni di ogni archivio, ognuno di essi può contribuire a rafforzare Wikipedia.Allo stesso tempo, i progetti di Wikipedia possono essere uno straordinario strumento per diffondere la conoscenza del nostro archivio.
Oltre Wikipedia
Wikipedia è la punta dell’iceberg. È la piattaforma più consistente, anche in terminiquantitativi, ma in realtà ce ne sono altre. Le trovate nell’home page di Wikipedia, dove c’è l’elenco completo di tutte le piattaforme wiki che compongono questa galassia. Sono tutte gestite da Wikimedia Foundation, che, senza scopo di lucro che ha sede in California e che ha dei chapter con vari Paesi del mondo. Il chapter italiano è Wikimedia Italia, l’Associazione di Promozione Sociale che si occupa di promuovere l’utilizzo delle piattaforme wiki, soprattutto presso le istituzioni culturali educative e presso le amministrazioni.
Un altro punto in comune è la licenza d’uso: su tutte queste piattaforme i contenuti sono rilasciati con licenza Creative Commons. Non troverete mai una pagina con un contenuto protetto da copyright: sarebbe incoerente con la filosofia di questo progetto, istituita il 15 gennaio 2001, il giorno di nascita di Wikipedia L’unica fondamentale differenza tra tutte queste piattaforme è quella relativa alla tipologia dei contenuti.
Wikipedia e le altre piattaforme
La utilizziamo sempre più spesso, semplicemente perché abbiamo bisogno di avere informazioni di natura enciclopedica. Cerchiamo pagine che ci diano in un contenuto sufficientemente ristretto, con un livello di aggiornamento elevato e informazioni fondamentali circa un personaggio, un fenomeno, una scuola artistica, culturale o letteraria, un episodio storico e così via.
Le altre piattaforme raccolgono altre tipologie di contenuti.
Wikipedia Commons
È uno straordinario archivio di contenuti fotografici e multimediali: sono più di 94 milioni di contenuti, per lo più fotografici. Ma ci sono anche contenuti video, tutti rilasciati e liberamente utilizzabili. Tutte le foto che noi vediamo su Wikipedia in realtà sono state caricate prima su Wikipedia commons, che funziona da repository, e poi linkate e incastonate nelle diverse voci di Wikipedia.
È un’operazione che potremmo fare noi stessi
Non necessariamente la fa chi carica la fotografia: può farlo qualcuno anche successivamente. Possiamo spulciare tra decine di milioni di fotografie e trovarne di bellissime, anche di opere d’arte conservate in alcuni tra i musei, gli archivi e le biblioteche più famose del mondo. Essendo risorse wiki, possiamo anche non limitarci a guardare, a catturare e a riutilizzare. Possiamo a nostra volta contribuire ad accrescere ulteriormente la straordinaria collezione di contenuti.
Wiki Voyage e Open Street Map
Wiki Voyage la piattaforma dove è possibile leggere, pubblicare e migliorare guide turistiche relative a città, parchi e comprensori, del nostro Paese e di tutto il mondo. Ha un taglio squisitamente turistico: trovate anche una mappa, come ogni guida turistica propriamente detta, ma ovviamente ovviamente non sarà la mappa di Google Maps, ma di Open Street Map: la Wikipedia delle mappe, assolutamente interoperabile con tutte le piattaforme Wikipedia. Pur non facendo parte in senso stretto dell’ecosistema Wikipedia, OpenStreetMap lo è di fatto, perché condivide principi e tecnologie del mondo wiki. Un altro modo per diffondere la conoscenza del territorio è infatti quello di arricchire le mappe di un territorio, di una città o di un quartiere, aggiungendo elementi: non soltanto una chiesa, un attrattore culturale, ma anche un defibrillatore e, più in generale, la segnalazione di un qualsiasi elemento che arricchisca l’informazione di chi si accinge ad esplorare quello spazio o che magari si trova già lì e vuole un’informazione aggiornata quasi in tempo reale. Non a caso, la Protezione Civile utilizza Open Street Map quando deve intervenire immediatamente, perché in effetti chiunque di noi ha la possibilità di aggiornare la mappa, inserendo un elemento che segnala l’improvviso blocco di una strada.
Meccanismi, collegamenti e sinapsi che nessuno meglio di voi conosce
Possiamo divertirci a mappare e a collegare documenti conservati negli archivi con il territorio, linkandoli e collegandoli a immagini da caricare per esempio su Wikipedia Commons, per un nesso tra i documenti d’archivio più significativi con i luoghi descritti in quei documenti o da cui hanno avuto origine. I territori e i rispettivi archivi delle storie che quelli archivi custodiscono. Le piattaforme per valorizzare relazioni e collegamenti non mancano. Davvero ce n’è davvero per tutti i gusti.
Aumentare l’accessibilità della documentazione già in pubblico dominio
Una documentazione dell’Ottocento o della prima metà del Novecento è tecnicamente nel pubblico dominio. Potremmo valutare l’opportunità di pubblicare la documentazione digitalizzata, magari le scansioni ad alta risoluzione su Wikimedia Commons, dove non ci sono solo tante belle foto di panorami, di città e di monumenti, ma anche immagini di documentazioni conservate negli archivi e nelle biblioteche.
Possiamo metadatare, catalogare, categorizzare meglio questi materiali, in modo da renderli parte di un’unica sottofamiglia di contenuti facilmente ricercabili ed esplorabili. Evitiamo così di riversare delle gocce in un mare, col rischio di non riuscire più a individuarle.
La metadatazione sembra una parola complicata, ma non è nulla di ostico
È la stessa cosa che accade quando abbiamo una fotografia su Instagram o da qualche altra parte e non usiamo nessun tipo di hashtag: il rischio di perderla è molto elevato.
È importante individuare una categoria, in modo tale da produrre una pagina di Wikipedia Commons o una categoria di contenuti pubblicati, con la stessa etichetta. Sono operazioni non banali, ma necessarie, per fare in modo che il risultato sia alla fine immediatamente percepibile nel suo nel suo insieme.
Quando il materiale non è ancora nel pubblico di dominio
Il detentore dei diritti può valutare l’opportunità di autorizzare la pubblicazione con una licenza libera. Se ne percepisce i vantaggi, molto probabilmente acconsentirà.
Un archivio non è mai una monade, senza collegamenti con altre risorse e con altre tipologie di risorse, conservate nello stesso archivio, in una biblioteca contigua o in altri istituti culturali presenti sul territorio.
Un lavoro corale per restituire ritratti a tutto tondo
Sarebbe bene che ciascuno facesse la propria parte, contestualmente impegnando qualcuno nella scrittura o nel miglioramento della voce di Wikipedia. Se non ci sono particolari controindicazioni altri ancora possono preoccuparsi di digitalizzare e di pubblicare, se già digitalizzate, opere scritte o curate da specifici autori e così via, per realizzare ritratti a tutto tondo di personaggi, attraverso la pubblicazione di contenuti di natura diversa, tutti con licenza libera, su piattaforme diverse che comunicano tra loro.
In un mondo ideale ciascuno di voi è il perno di ogni singolo archivio
Ciascuno di voi dovrebbe innanzitutto coinvolgere i colleghi di lavoro più prossimi, sensibilizzandoli circa l’opportunità di sviluppare competenze e conoscenze su questo mondo, che è divertente prima ancora di essere utile.
Smanettare aiuta sicuramente ed è il modo più facile per imparare a utilizzare le piattaforme Wiki e le stesse licenze d’uso, per poi uscire fuori dal nostro archivio, a cercare partner ideali.
Così si costruisce una comunità
Con docenti, magari anche in pensione, con chiunque abbia voglia di condividere contenuti, presi dalla voglia di impegnarsi, anche praticamente, in uno dei segmenti di produzione.
Le piattaforme Wiki diventano il terreno comune sul quale possono operare in maniera assolutamente paritaria studenti, docenti, sacerdoti, fotografi, tecnici e operatori culturali.
Naturalmente nella scelta dei nostri compagni di viaggio dovremmo privilegiare coloro i quali sono potenzialmente in grado di darci un contributo significativo, anche da un punto di vista qualitativo: persone che conoscono magari le carte e che hanno la possibilità di trarne meglio il potenziale, in termini di conoscenza.
Con un Wikipediano in residenza
È una figura che richiama quella dell’artista in residenza, sperimentata da diverse istituzioni culturali italiane, tra cui lo stesso ICAR, la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze e diversi musei.
Il Wikipediano viene remunerato per un lavoro svolto in un periodo ristretto: poche settimane, pochi mesi al massimo, durante i quali carica, pubblica e produce contenuti in maniera massiva già nella disponibilità dell’istituto ospitante. Non è una persona da impiegare nella digitalizzazione: le riproduzioni digitali devono essere già pronte. Il Wikipediano si preoccupa di controllarle, categorizzarle, pubblicarle, riguardarle e collegarle alle voci di Wikipedia.
Per ottenere un risultato significativo in termini di impatto in poco tempo può formare il personale dell’archivio, per renderlo in grado di proseguire il lavoro nel momento in cui l’esperienza del Wikipediano giunge a conclusione.
L’Editathon
È una maratona di editing: un insieme di sessioni di scrittura collaborativa che si svolgono di solito in una mezza giornata e che coinvolgono un gruppo di persone preventivamente preparate consultando fonti, documentazioni fotografiche e quant’altro. Quelle ore sono dedicate alla pubblicazione di contenuti, ma sono anche un’occasione per stare insieme, per parlare dei progetti, uniti dall’importanza che questo tipo di azioni può avere per la valorizzazione del patrimonio culturale, così come accade con le passeggiate fotografiche che si fanno per il concorso Wiki Loves monuments, per sensibilizzare la comunità affinché vengano prodotti tanti nuovi scatti fotografici, pronti per essere caricati in occasione del concorso fotografico.
Sono occasioni reali di incontro in presenza. Possano favorire la costruzione di un gruppo di lavoro e attrarre persone incuriosite da questa attività, che possono avvicinarsi per poi essere parte integrante del gruppo in fasi successive
Gli archivi dovrebbero essere interessati a contribuire a Wikipedia
L’obiettivo raggiungibile è il potenziamento dell’accesso alla loro documentazione, perché queste piattaforme wiki sono delle straordinarie opportunità di visibilità: vetrine straordinarie per diffondere la conoscenza dei nostri archivi, ben al di là della cerchia, più o meno ristretta, di persone che abitualmente frequenta questo tipo di istituti culturali.
La digitalizzazione è innanzitutto un’azione di tutela
La riduzione dell’accesso alla documentazione originale è sicuramente una delle motivazioni che dovrebbe spingere verso la fruibilità di questo patrimonio online. L’accesso a documenti digitali permette di offrire un servizio ad un più ampio pubblico.
Riducendo il numero di persone che hanno l’effettivo bisogno di consultare i documenti cartacei qualcuno pensa che così ci diamo la zappa sui piedi. In realtà i nostri utenti, quelli delle biblioteche, così come quelli dei musei o degli archivi, ormai da anni non sono più solo coloro che attraversano fisicamente la soglia dei nostri istituti culturali. Una parte sempre più significativa di persone fuori regione e oltre i confini nazionali usufruiscono dei nostri servizi.
È sempre un gioco a vincere, per il bene del patrimonio
E per il bene anche del dell’Istituto, che in questo modo risponde pienamente anche all’esigenza di valorizzare il coinvolgimento nell’uso e nell’interpretazione dei documenti.
Sono tanti gli specialisti che hanno avuto modo negli anni di consultare le documentazioni d’archivio. Ma pensate a quante persone in più potrebbero consultare quelle carte nel momento in cui fossero liberamente consultabili online e riutilizzabili. Ed ecco che magari si aprirebbero margini per riletture nuove, interpretazioni originali di quella documentazione, magari anche attraverso delle collezioni, considerando documenti simili conservati altrove.
Tenere tutto nel cassetto o nell’hard disk del nostro computer non ha senso
Non ha proprio senso. Nel momento in cui noi lo diffondiamo non alla cieca, segnaliamo che quel patrimonio è custodito presso il nostro archivio, che continua ad averne la proprietà, la tutela e la giurisdizione. Un archivio che però ha consapevolmente scelto di favorire la diffusione dei suoi contenuti, attraverso la riproduzione e la pubblicazione delle riproduzioni digitali online con licenza Creative Commons.
Esplodono le possibilità di conoscenza, di lettura, di interpretazione e di scoperta
Tante persone che finora non hanno potuto accedere a quella documentazione potranno invece effettuare un coinvolgimento di un più ampio numero di persone, nell’uso, nello studio e nell’interpretazione della documentazione.
Wikipedia va sempre guardata con un occhio di riguardo: spesso accade che nelle nostre carte d’archivio sono presenti argomenti, personaggi, vicende, opere di rilevanza enciclopedica. Quella parte andrà in qualche modo trattata su Wikipedia, perché Wikipedia ha una visibilità tale da riflettersi poi anche su tutte le altre piattaforme wiki. Non ci limiteremo a pubblicare quel fascicolo su Wiki Source o su Wikipedia Commons, ma andremo a costruire un profilo biografico, magari anche breve, sulla base di quelle che sono le informazioni che saremo riusciti a recuperare.
La voce di quel personaggio su Wikipedia verrà consultata da più di una persona al giorno e sarà questo un modo per far scoprire agli utenti quell’opuscolo che magari è un po’ più nascosto agli occhi dei più.